Il generalissimo dell'occidente (395-401) - Ep. 22 (3)
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Occorre capirci: fino a questo momento qualunque Goto arruolato nell'esercito regolare aveva dimostrato una estrema fedeltà allo stato romano: forse Gainas non percepì neanche quello che stava per compiere come un tradimento, inserendosi in una lunga tradizione della spietata politica imperiale. Ma l'ariano ed etnicamente goto Gainas poteva forse anche considerarsi oramai un Romano, ma non lo era certamente per i cittadini ortodossi della capitale.
Sta di fatto che Gainas complottò con Tribigild e invece di sconfiggere la sua piccola ribellione si unì in sostanza ad essa, richiedendo ad Arcadio la testa dell'Eunuco: nella politica romana queste cose succedevano in continuazione ma Gainas non era un romano e con la sua azione mandò in pezzi quel poco di fiducia che le autorità di Costantinopoli ancora avevano verso i Goti che vivevano tra loro.
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Arcadio, un imperatore debole quanto suo fratello Onorio in occidente
Gainas, dal trionfo alla caduta
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Il palazzo, in accordo con Gainas, mosse per neutralizzare Eutropio che fu prima esiliato grazie all'intercessione dell'arcivescovo Giovanni Crisostomo e poi comunque messo a morte. Il palazzo, o dovremmo dire semplicemente l'imperatrice? – a questo punto nominò un Carneade a capo dell'amministrazione, Carneade che era però di decise opinioni anti-gotiche. Immagino fosse un tentativo di mascherare verso l'opinione pubblica l'influenza che il goto Gainas aveva avuto sul corso degli eventi. Eh sì perché tra i Romani c'erano due principali “partiti”: quelli che volevano perseguire la politica filo-Gotica di Teodosio, utilizzando i germani come una delle principali fonti di reclute per l'esercito. A questi si contrapponeva il partito che direi “nazionalista”: questi romani vedevano di malocchio l'influenza che i Goti avevano acquisito sulla loro politica. Con i barbari si poteva trattare, era una tradizione antichissima, ma non si poteva farli entrare nei veri gangli del potere Romano.
Il nostro Carneade, come detto, era di quest'ultima opinione. Eudoxia aveva forse sperato di poter controllare il governo e la corte orientale ma Gainas non aveva nessuna intenzione di tornare nelle caserme. Gainas valutò che fosse troppo pericoloso lasciare il governo al partito anti-gotico e decise di anticipare le mosse dei suoi nemici. Marciò i suoi dal centro dell'Asia Minore alle rive del Bosforo: o il palazzo si metteva ai suoi ordini o tutti avrebbero rischiato una brutta fine. Il palazzo si arrese, Carneade scomparve dalla storia e Gainas si installò a Costantinopoli, sostanzialmente nel ruolo di dittatore militare che stava riuscendo tanto bene a Stilicone. Era la fine del 399.
Gainas non era però Stilicone: quest'ultimo era un politico raffinato che impiegava il migliore propagandista dell'epoca. Gainas, nonostante il successo nell'esercito, era rimasto nel cuore un soldato, un Goto e un Ariano: la convivenza con i cittadini della capitale fu difficile. In più Gainas si era fatto un nemico implacabile: l'imperatrice Eudoxia, decisa a tutti i costi a non farsi dominare da questo rozzo barbaro. Anzi, decisa a non farsi dominare da nessuno.
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Eudoxia e la sua corte alimentarono il più possibile le fiamme della ribellione che scoppiò nella primavera del 400: Costantinopoli mise su una di quelle rivolte popolari per le quali diverrà famosa in futuro, assediando Gainas a palazzo e costringendolo ad una rapida fuga verso nord con quello che rimaneva delle sue truppe. La popolazione, aizzata all'odio etnico, decise di scatenarsi in un terribile pogrom delle decine di migliaia di Goti e soprattutto delle loro famiglie che si erano installati in città dopo Adrianopoli. Sembra quasi che la folla volesse vendicare con il massacro dei Goti la sconfitta di Adrianopoli e l'umiliazione di dover ubbidire ad un capo barbaro: Zosimo riferisce che settemila Goti furono massacrati in quei giorni, molte donne e bambini. Chi poté scappò e rivoli di profughi finirono per rifugiarsi nell'unico posto dove potevano trovare asilo: ovvero presso il Re dei Goti liberi, Alaric, che accrebbe ancora il suo seguito e le sue capacità militari.
Per sconfiggere l'esercito di Gainas la corte di Costantinopoli fece ricorso, in una chiara dimostrazione di cinismo politico, ad un altro capo dei Goti, Fravitta, anche lui uno dei generali dell'armata regolare. Fravitta era il Magister Militum per Orientem, ovvero il plenipotenziario della frontiera persiana: in cambio di assicurazioni sul suo ruolo nel futuro governo dell'impero Fravitta fu richiamato a Costantinopoli e inviato a combattere Gainas in Tracia, cosa che parve di nuovo una buona idea visto che i due Goti si odiavano con trasporto.
Gainas decise di non aspettare il suo destino in territorio Romano ma si rifugiò oltre Danubio nell'antica terra dei Goti, oggi dominata dagli Unni. Unni che in questa storia, per la prima volta, acquisiscono un capo che è nominato dagli storici imperiali: Huldin. Gainas probabilmente intendeva stringere un accordo con Huldin ma questi aveva deciso che era arrivato il momento di ingraziarsi le autorità Romane, con le quali voleva intavolare buone relazioni mentre lui consolidava il suo potere a nord del Danubio. Huldin fece mettere a morte Gainas e recapitò la sua testa, con i suoi migliori complimenti, a Fravitta ed Eudoxia. Appena ebbe la certezza che Gainas fosse stato neutralizzato Eudoxia iniziò a complottare per liberarsi anche dell'ultimo grande generale gotico, ovvero Fravitta. Lo fece arrestare e mettere a morte nel 401: l'imperatrice non aveva più nessuna intenzione di farsi circondare da ambiziosi Goti, nel suo impero non ci sarebbe più stato posto per questi fastidiosi barbari.
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Aelia Eudoxia, imperatrice dei Romani e vera padrona di Costantinopoli dal 400 alla sua morte nel 404
La mossa di Alaric
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Spero di non avervi confuso troppo con questa rapida sequenza di usurpazioni, rivolte e assassinii: in successione abbiamo avuto Rufino fino al suo assassinio per mano di Gainas nel 395, Eutropio fino al 399, quando fu deposto da una congiura, Gainas per alcuni mesi prima della ribellione di Costantinopoli e poi infine l'imperatrice Eudoxia e i suoi alleati politici. Quello che dovete tenere a mente è che la corte orientale rimase in costante stato di caos dal 395 ad almeno il 401. Questo permise a Stilicone di continuare a sperare di potersi un giorno imporre sulla caotica corte orientale. L'altra grande conseguenza di questa girandola di uomini potenti fu che all'improvviso, a Costantinopoli, non ci fu più spazio per i Goti. Alaric aveva stretto un accordo con Eutropio nel 397 e si era quindi stabilito in Macedonia con i suoi, rimanendo tranquillo per diversi anni. Dopo la morte di Gainas e Fravitta Alaric comprese che era lui il prossimo della lista.
Mi immagino che Alaric ponderò attentamente la sua prossima mossa nel mortale gioco a scacchi della politica romana: cercare di ingraziarsi la corte orientale sembrava fuori questione, combatterla poteva essere pericoloso per i suoi anche se forse Costantinopoli non avrebbe avuto le risorse per sconfiggerlo in modo decisivo ancora per qualche tempo.
Alaric non era però il tipo di leader che può accontentarsi di attendere cosa porterà il futuro: Alaric era uno di quelli che il futuro aveva imparato a costruirlo con le sue mani. C'era una sola cosa che, nella sua esperienza, poteva convincere i Romani a trattare: la forza militare dei suoi Goti e la minaccia delle loro spade. Negli ultimi decenni i Goti avevano percorso due volte la strada verso l'Italia, sempre al seguito di Teodosio, e avevano appreso quanto fosse facile approcciare la penisola da oriente e quanto ancora fossero ricche le sue città e le sue campagne. Fino ad ora i Goti erano rimasti confinati nella politica dell'Impero d'Oriente ma a Costantinopoli era al potere il partito anti-gotico e sarebbe stato difficile piegarli al suo volere.
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Chissà, forse Stilicone e Onorio sarebbero stati più ragionevoli della banda di matti che aveva preso il potere a Costantinopoli. Forse avrebbero concesso ai Goti qualcosa di meglio.
Alaric diede l'ordine di partenza: era arrivato il momento di viaggiare verso l'Italia ma non come carne da macello dei Romani, o no, non questa volta. Questa volta i Goti avrebbero marciato con l'obiettivo di piegare la corte di Milano al volere delle armi gotiche.
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